Editoriale di Emilia Urso Anfuso
Sta accadendo qualcosa di bizzarro in queste ore. Con grande risonanza sulla stampa nazionale, veniamo a sapere che 5 deputati – 1 del M5S, 3 della Lega e 1 di Italia Viva – avrebbero chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro previsto nel DPCM Cura Italia per sostenere i liberi professionisti che abbiano subito un calo dell’attività professionale a causa del lockdown.
A livello normativo costoro non hanno compiuto un misfatto. Nessuna regola vieta a un parlamentare fornito di partita i.v.a. di chiedere questo sussidio. Inoltre, non essendo stati stabiliti limiti reddituali, anche a loro è stato quindi concesso di poter presentare l’istanza.
Due cose, però, lasciano perplessi.
La prima è che non ci forniscono i nominativi dei parlamentari. La seconda è davvero significativa, in quanto scopriamo che l’INPS ora si mette a fare verifiche sull’opportunità di chiedere un sussidio. Da quando l’ente previdenziale si mette a spulciare migliaia di istanze per valutare se i soggetti che le hanno avanzate potevano pensar bene che non fosse il caso, in considerazione del loro ruolo istituzionale e del corposo stipendio mensile?
Come mai, allora, non fecero le stesse verifiche ai tempi del Reddito di Cittadinanza che, come sappiamo, è andato a finire in tasche poco opportune, come nel caso di terroristi, nuclei familiari non esattamente alla fame e i soliti furbetti che riescono ad appropriarsi di diritti altrui?
Non mi immagino l’INPS che contatta Palazzo Chigi per sollevare la questione, ma senza comunicare i nominativi, così come è stato dichiarato…
Ho quindi pensato: non sarà che questa notizia sia stata diffusa dagli ambienti di governo in vista del Referendum 2020 che chiamerà gli italiani a decidere sull’abbattimento del numero dei parlamentari?
Sia chiara sempre una cosa a tutti: non è diminuendo il numero dei rappresentati del popolo in Parlamento che si ottiene trasparenza, tanto meno maggiore democrazia (semmai è il contrario: meno rappresentanza, meno democrazia). La vera riforma del sistema parlamentare sarebbe possibile solo grazie all’imposizione della massima trasparenza, condita da una legge che non permetta il cosiddetto “cambio di casacca” che rende orfani gli elettori, da un giorno all’altro, dei propri rappresentanti politici.
Buona meditazione a tutti.
Il direttore responsabile Emilia Urso Anfuso parla del tema del suo editoriale
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