Di Sergio Ragaini
Credo che quello che stiamo vivendo sia una situazione davvero al limite del surreale. Talvolta sembra di trovarsi in uno scenario che nessuno avrebbe potuto immaginare, nemmeno in un film. Eppure, tutto questo è dovuto ad una cosa, e Fromm già vi era arrivato decenni fa: l’emergenza permanente. Come evidenziato dal grande psicologo, lo scopo è far sì che le persone credano di essere sempre minacciate da qualcosa. E un virus, invisibile quanto tangibile, offre l’occasione perfetta. Un’occasione che, una volta colta, può essere sfruttata quasi all’infinito, per far svanire ogni diritto dei cittadini. Con la loro piena approvazione.
Lo diceva anche Eric Fromm, nel suo bellissimo “Anatomia della Distruttività Umana”: per poter portare avanti quello che si vuole, occorre far credere alla popolazione di essere sempre in pericolo, sotto attacco.
Credo che, mai come oggi, tutto questo sia evidente. Anzi: lo era già da prima. La corsa agli armamenti, da sempre un qualcosa che coinvolge le nazioni, ha come giustificazione la minaccia di un attacco.
Ricordo che, molti anni fa, qualcuno diceva, parlando di questo: “Se ci attaccano, come facciamo, altrimenti?”. Insomma: il modo migliore per prevenire le catastrofi era quello che in gergo veniva chiamato “equilibrio del terrore”: spaventare il più possibile l’altro, in maniera che non potesse attaccare.
Pareva proprio, in termini fisici, di vedere l’applicazione di forze la cui risultante era nulla, pensando che così si aveva una forza nulla. Invece non era così: le forze erano molto evidenti! Solo, da fuori non si vedeva alcun effetto macroscopico apparente. Si trattava, insomma, di una lotta continua interna, che all’esterno non dava effetti apparenti.
Era lo stesso meccanismo dell’educare le persone alla paura: questa non aveva apparentemente effetti, se non la calma: tuttavia, la calma non esisteva. Soltanto un equilibrio di forze che apparentemente davano risultante nulla. Forze che, però, erano pronte ad esplodere al momento opportuno.
Comunque, il senso di tutto, almeno in questa fase iniziale, è proprio il fatto di paventare pericoli, più o meno esistenti, in modo da giustificare misure esagerate di controllo, e spese inutili, che potrebbero essere dirottate verso cose molto più costruttive. Oggi si sta verificando la stessa cosa. Il nemico, però, non è un nemico tangibile, in carne ed ossa. Non è, insomma, un esercito, una nazione, una struttura: piuttosto, è un nemico invisibile, sottile. Talmente sottile ed evanescente da non essere nemmeno vivo: si tratta di un virus.
Questo, appunto, è un oggetto che non può essere considerato un essere vivente: è, infatti, una membrana lipidica che contiene DNA o RNA. Di fatto, quindi, come qualcuno diceva, è solo un codice. Un codice, però, in grado di entrare nelle cellule e generare scompiglio, perché porta nuove informazioni, spesso contrastanti con quelle esistenti.
Non è un caso che abbia parlato di informazione: il segreto di tutto questo è l’informazione. Informare in un certo modo è il trucco per far sì che le persone credano a qualcosa che non è così grave, e montarlo ad arte. Mi ricordo il gioco del passaparola: un amico stava venendo a trovare una persona in un altro stato. Il passaparola ha fatto sì che si credesse che un’intera guarnigione marciasse su di lui.
Questo gioco è simile a quello che una certa informazione ha fatto, soprattutto in un momento in cui le persone non potevano avere, per ovvi (e costruiti) motivi, le possibilità di interazione con l’ambiente che avevano normalmente.
E così, alterare, amplificare, è stato facile: in fondo, anche la fisica quantistica lo afferma: la realtà non è altro che quella che immaginiamo. Noi viviamo in mezzo a onde e frequenze, e gli diamo forme e colori. E in quel periodo le “onde e frequenze” della televisione hanno avuto la meglio, prospettando nella mente delle persone modelli apocalittici. Dei quali nessuno, o quasi (le possibilità oggi esistono) si è preso la briga di verificare che erano, appunto, solo delle illusioni prospettate ad arte.
Un tam tam che poi ha portato al culmine estremo: un lockdown durato ben 54 giorni, dall’11 marzo, data di entrata in vigore del decreto “Io resto a casa”, al 4 maggio, quando le misure sono state, almeno un pochino, allentate (ma solo perché è stato “concesso” alle persone di uscire di casa: per il resto, stesse restrizioni).
In quel momento l’oblio è stato completo, e l’unica “interfaccia” con il mondo esterno, almeno per chi non voleva vedere altro (ed erano tanti!) è stata la televisione. In quel momento, quindi, i media hanno potuto sbizzarrirsi. Addirittura, pare, con immagini fasulle, che però nessuno, sotto l’effetto del terrore, verificava.
Eh sì, perché il terrore disconnette, come ben sappiamo, al corteccia cerebrale, facendo sì che qualsiasi cosa venga presa per buona, venga considerata come fattiva. Un terrore che ormai serpeggiava tra le persone, che vedevano chi usciva come il nemico numero uno. E anche questo “spostamento dell’aggressività all’esterno”, per dirla alla Charcot, ha fatto sì che si facesse ancora più “gruppo” attorno al regime, attuando in pieno una “sindrome di Stoccolma”, per la quale le persone non solo non odiano il proprio carnefice, ma lo osannano come il salvatore da pericoli paventati.
Una situazione lugubre che abbiamo vissuto, e che molti porteranno con loro forse per sempre, visto che la mente è inconscia almeno per il 90%, e che per l’inconscio, come ben si sa, spazio e tempo sono davvero relativi.
Insomma: la minaccia terribile del virus era compiuta. Partendo da qualcosa di reale, di tangibile, ma amplificandolo, come facendo passare un debole segnale attraverso un amplificatore, o attraverso una lente deformante, se ottico, che lo altera a piacimento. Tanto, appunto, la realtà è quella che la persona immagina, non quella che c’è davvero! E mai come ora era difficile verificare la realtà, visto poi che alle persone veniva addirittura impedito di uscire di casa!
E poi, come già dicevo in passato, l’uomo è l’unica specie animale che reagisce in base a qualcosa che è solo immaginato, e può anche non esistere! Chi ha orchestrato tutto questo lo sapeva molto bene, purtroppo: e ha portato avanti la situazione a suo piacimento.
Poi il tempo è passato: e, come tutte le cose, la vita fluisce, e anche le epidemie (chiamarla “pandemia” mi pare eccessivo e fuori luogo, visti i numeri!) passano. Eminenti studiosi, tra cui il Professor Zangrillo, prorettore dell’Università “Vita e Salute” dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che pure ha in parte difeso il lockdown, ha più volte affermato che il problema è finito.
A questo punto, ci si aspetterebbe che tutto torni come prima, che la vita riprenda.
Invece no: riprendendo ancora Fromm, occorre che le persone credano di essere sempre sotto attacco. E, come diceva la scrittrice Enrica Perucchetti, più la gente capisce, più le misure si intensificano.
Ed ecco ancora la “caccia alle streghe”, quasi in stile medievale. Una caccia fatta con strumenti sofisticati, come i termo scanner puntati alla fronte delle persone, in violazione della legge che, oltre a limitarne l’uso a livello clinico, ne consente l’uso pubblico solo a personale medico o paramedico. Tuttavia, ci siamo abituati ai soprusi: in fondo, io stesso, in un mio articolo di mesi fa, facevo notare come i vari DPCM di Conte abbiano violato la Costituzione Italiana in più punti.
Dove però vi è “sentore” di emergenza, più o meno reale, ci si sente in diritto di sospendere tutto, anche la legalità vera. E così, la nuova “caccia alle streghe” ha questa forma: un oggetto puntato addosso, che, se segna oltre 37,5°C, rende la persona sospetta di COVID-19. Eliminando, così, un altro diritto: quello di avere la febbre per i fatti propri: in fondo, la febbre si può avere per mille motivi, e ben sappiamo dalla medicina olistica che questa è anche benefica!
Non importa, però! Anche se oggi il COVID-19 non dà oggi sicuramente sintomi brutali, e nonostante più che un raffreddore non potrebbe dare (e non lo dico io, ma eminenti studiosi), la persona diviene sospetta di questo virus, contro l’evidenza. E trattata come tale. Quando, magari, il problema è che il giorno prima ha sudato troppo, e si è poi “gettato” in un luogo con aria condizionata a manetta! Ma questo non conta: quando la “caccia alle streghe” comincia, qualsiasi persona maneggi erbe è una potenziale strega, e deve essere sottoposta a processo da parte della “Santa Inquisizione”, che in questo caso si chiama “sua maestà il tampone”.
Che ha un’attendibilità molto relativa, ma diviene come una “sentenza definitiva” sulla persona: se positivo, condanna la stessa ad isolamento, a negazione di contatti: una sorta, quindi, di “rogo spirituale”. Che viene attuato.
Addirittura, si parla di “isolamento fiduciario” per chi è sospetto di essere positivo. Insomma, qui siamo addirittura allo Stalinismo, dove il famigerato Articolo 58 affermava che un “sospetto anticomunismo” poteva condannare la persona ad essere rinchiuso in un gulag per un tempo sino a 15 anni. Qui, i tempi sono differenti, ma il risultato non cambia, a quanto pare! Il sospetto diviene una colpa!
Personalmente, è questo il clima che mi sembra di vivere in ogni momento, tra le code per entrare nei negozi, il citato termo scanner e così via. Pare un clima da “catastrofe annunciata”, non sicuramente quello di una normale operatività, con l’estate ormai giunta. Come però diceva Fromm, basta che la gente creda di essere in pericolo: non è necessario che tutto questo sia vero: basta che ci si creda, e tutto è qui.
E così, man mano che anche la paura di questo virus sta esaurendosi, ecco la paura che torna, e che stavolta ha un nome: seconda ondata. A tal punto che qualcuno, per evitarla, parla di “lockdown preventivo”. Insomma: per mantenere alta l’idea di un attacco, e mancando sempre di più le basi per parlare di un attacco presente (in tutta Italia i pazienti oggi in terapia intensiva per COVID-19 sono 69!), si deve spostare tutto ad un ipotetico futuro. Un futuro che non ha alcun senso prevedere, come anche insigni esperti hanno fatto notare, tra cui il Professor Giulio Tarro, allievo di Albert Sabin, il quale aveva ideato, oltre al vaccino per la poliomielite, anche i vaccini cosiddetti “vivi”, che da lui hanno preso il nome di “vaccini SABIN”. Come si potrebbe, infatti, prevedere il futuro di un virus? Non è possibile, viste le troppo numerose variabili, quasi tutte imprevedibili, che ne caratterizzano l’evoluzione! Persino un Premio Nobel per la Medicina (nel 2011), Bruce Beutler, in un’intervista dell’11 giugno, affermava che la seconda ondata non ci sarà.
Tuttavia, per la maggior parte degli italiani, il fatto che una cosa la dica un Premio Nobel non conta nulla: l’importante è quello che dice la televisione. E la televisione, essendo connessa col regime, dice quello che il regime vuole che dica. Paventando quindi un futuro disastroso.
E così, in nome di un futuro possibile, viene continuamente ripetuto il mantra: “non bisogna abbassare la guardia”. E i mantra hanno effetti sulla psiche, ricordiamolo! Benefici, ma anche non certo benefici! Su “Qui Finanza” si legge addirittura che Conte vorrebbe prolungare lo Stato di Emergenza sino al 31 dicembre: le motivazioni: “al momento nessuno può escludere una seconda ondata, e l’obiettivo è farsi trovare pronti”.
Non si sa ancora cosa accadrà nel nostro divenire: lo scopo è, comunque, quello di continuare questo spettacolo, più o meno veritiero, facendo credere, paventando, un attacco che secondo accreditate voci non arriverà mai.
Questo, però, non conta nulla: l’importante è che la gente ci creda. E la paura fa 90… e in questo caso, fa credulità popolare. E così il tutto continua, in questo scenario da “1984” di Geroge Orwell, ora pienamente realizzato.
Come finirà tutto questo? Il futuro possibile, qui, si dirama in “tanti futuri possibili”, come nella Meccanica Quantistica. Parlando sempre in questi termini: dove “collasserà la funzione d’onda”?
Non si sa, in effetti: le possibilità sono infinite. E poi, nella Fisica Quantistica, la funzione collassa dove noi la vogliamo far collassare, dove si dirige il nostro sguardo! E, conoscendo i miei connazionali, purtroppo non sono così fiducioso!
Tuttavia, come si suol dire, “chi vivrà vedrà”. E forse anche chi non vivrà (nessuno può affermare che, in qualche modo, le percezioni, anche se diverse, non continuino!). Restiamo in attesa, quindi., Non così fiduciosa, ma in attesa: solo il tempo ci darà le risposte che attendiamo.
Riferimenti:
L’intervista al Premio Nobel per la Medicina Robert Beutler, pubblicata da “Il Messaggero” l’11 giugno 2020, si trova all’indirizzo:
https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/seconda_ondata_coronavirus_non_ci_sara_premio_nobel_beutler_ultime_notizie_news-5281923.html
Il citato articolo su “Qui Finanza”, dove Conte chiederebbe la proroga dell’emergenza al 31 dicembre 2020, è stato pubblicato il 10 luglio 2020. lo si trova all’indirizzo:
https://quifinanza.it/soldi/coronavirus-stato-di-emergenza-conte-prepara-proroga-al-31-dicembre/399327/
Il materiale prodotto in rete da Enrica Perucchetti è corposo. Interessante il video realizzato da “Radio radio TV” ancora il 28 marzo 2020, durante il lockdown. Lo trovate all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=b5EbeMs1YMY
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