Di Emma Holleb
Le temperature stanno raggiungendo livelli infernali nell’Artico a causa di una combinazione di diversi fattori. Lo scorso agosto sono scomparsi 4 milioni di ettari di foresta siberiana, avvolta dalle fiamme. Tuttavia, quest’anno, gli incendi non hanno aspettato fino a luglio per iniziare.
Il loro devastante anticipo è combinato con un clima particolarmente caldo per la stagione, ma anche per la regione: sabato scorso il termometro avrebbe raggiunto i 38 gradi C nella città di Verkhoyansk, in Siberia (dati che sono ancora in fase di verifica). Infine, si ritiene che la fuoriuscita di petrolio alla periferia della città artica di Norilsk il mese scorso sia in parte responsabile dello scioglimento del suolo ghiacciato della regione.
Flussi paralizzati
Insieme, il riscaldamento delle temperature, gli incendi e il disastro di Norilsk hanno contribuito al rapido ritiro del permafrost e, allo stesso modo, al rilascio di metano nell’atmosfera. In un effetto ad anello retroattivo, questo fenomeno contribuisce ad aggravare il riscaldamento globale che, a sua volta, accelera lo scioglimento del permafrost. Katey Walter Anthony della Fairbanks University of Alaska spiega: “Il metano che fuoriesce a seguito dello scioglimento del permafrost entra nell’atmosfera e circola in tutto il mondo […] L’Artico non rimane nell’Artico. Le sue ramificazioni sono espresse in tutto il mondo.
L’insolito caldo estivo fa calare il differenziale di temperatura e pressione tra l’Artico e le basse latitudini. Questo divario ridotto sembra indebolire e talvolta anche paralizzare il flusso del getto polare, svolgendo, tra l’altro, un ruolo cruciale nella ciclogenesi. Pertanto, i sistemi piovosi o roventi possono librarsi per giorni e giorni nella stessa regione, per mancanza di una circolazione atmosferica sufficientemente potente.
Tutti interessati al riscaldamento globale
Sembra che l’estate polare, con le sue notti brevi e le sue interminabili giornate, non farà che peggiorare la situazione. “La temperatura sul terreno aumenta freneticamente […] Le notti sono molto calde, l’aria non ha il tempo di raffreddarsi e continua a riscaldarsi per diversi giorni”, commenta Marina Makarova, capo meteorologa di Rosgidromet, l’agenzia federale russa per il monitoraggio ambientale e l’idrometeorologia.
Gli scienziati concordano sul fatto che questo picco di calore fa parte del riscaldamento globale. All’aumentare della temperatura, è probabile che queste anomalie climatiche si ripetano sempre più frequentemente.
“Quello che è certo è che l’Artico sta alimentando il riscaldamento globale”, osserva Waleed Abdalati dell’Università del Colorado. Le immagini pubblicate online dalla NASA rivelano l’entità inquietante delle anomalie nell’Artico, con un significativo aumento delle temperature su quasi l’intero territorio. I dati indicano che la Siberia è particolarmente sensibile al riscaldamento globale, registrando maggiori variazioni di temperatura rispetto ad altre regioni del mondo. Questo non è di buon auspicio per uno degli ultimi preziosi bastioni di ghiaccio che la Terra trasporta ancora.
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