Dalla generalizzazione all’induzione della paura: una combinazione possibile

conoscenza

Di Sergio Ragaini

In troppi casi si vedono pericolose associazioni tra cose che non c’entrano nulla tra di loro. Gli esempi non si contano, e mai come oggi li vediamo sotto i nostri occhi. Da citare, sicuramente, l’associazione tra movimenti anti 5G e l’attacco ai metodi del governo Conte. È interessante citare come i metodi per criticare questa nuova tecnologia siano, poi, molto simili a quellio del terrorismo psicologico, portato avanti in particolare durante il lockdown.

In questo articolo partiamo da lontano, dall’essere “sempre e comunque contro”. Da qui al terrorismo psicologico per denigrare qualcosa il passo è breve. E, spesso, chi critica determinati metodi, poi li ripete tali e quali, anche se con forme differenti. Tuttavia, la sostanza non cambia.

Ricordo ancora, molti anni fa, una bellissima canzone di Roberto Vecchioni, “Figlia”. Questa diceva, in  un passaggio: “Oh figlia, figlia, figlia non devi esser felice, ma sempre contro, finché ti lasceran la voce”. Vecchioni, per molti, era allora un simbolo importante di lotta. E la dichiarazione che “non bisogna essere felici ma “contro” suonava bene.

Oggi, però, a circa 40 anni di distanza, tutto questo può risuonare in maniera particolare. Infatti, la canzone è del 1974, e venne inserita in un album, “Elisir”, nel 1976. dal 1974 al 2020 ci sono 46 anni. In quegli anni, dove, dopo il “flusso del 1968” stava apparendo con sempre maggiore forza quello che poi si chiamerà “riflusso”, una canzone di questo tipo poteva avere un significato: era l’espressione di un Sistema, dell’essere “contro il Sistema” , un sistema che, sotto certi aspetti, in alcuni casi sotto “troppi” aspetti, aveva creato danni, eretto barricate sociali, distrutto sogni. Essere “contro”,. In quel caso, quindi, aveva un significato di lotta. Il brano era dedicato alla figlia Francesca, e quindi poteva avere un significato ben preciso.

Tuttavia, quando allora si diceva “essere contro”, si indicava qualcosa contro cui essere, lo si sottintendeva. Oggi questa affermazione suona, perlomeno, ambigua: quei tempi sono lontani e, se è vero che la storia si ripete, lo fa con parametri ogni volta differenti dai precedenti. E porta verso nuove prospettive.

Quindi, oggi, quando si è contro qualcosa, occorre specificare contro cosa si è.

Tuttavia la persona ancora non lo fa. La persona oggi non ragiona sulle singole strutture, ma ragiona ancora “per categorie”,. La generalizzazione, infatti, è un suo meccanismo logico di espressione decisamente molto diffuso ed utilizzato: un meccanismo, in sostanza, che porta a lavorare per categorie. Questo può essere molto utile, a livello scientifico, ad esempio: infatti, catalogare per categorie, permette di studiare le caratteristiche comuni di specie e generi di piante e animali. La classificazione è quella che ha permesso maggiore conoscenza delle cose attorno a noi, sia nel mondo visibile che in quello invisibile.

Tuttavia, una cosa è catalogare delle piante o degli animali: ben diverso è farlo con le persone, per caratteristiche che sono, spesso, solo soggettive. Ad esempio, è interessante studiare le razze di persone nel mondo, per capire anche molto sulla nostra provenienza., in tal senso, può colpire, forse, scoprire analogie tra le razze del Sudamerica e quelle del Tibet, anche se i due luoghi sono geograficamente distanti. Da qui si può partire con ipotesi, spesso fantasiose, sulla provenienza di razze comuni, che possono portarci sino alla mitica Atlantide, e così via.

Stiamo parlando di caratteristiche oggettive delle persone, caratteristiche “somatiche”. Anche qui, oggi, il discorso cade però nel vuoto: infatti, gli spostamenti sono tali per cui queste caratteristiche sono sovente perdute. Il modello del tedesco alto e biondo, ad esempio, viene miseramente a cadere di fronte alla visione del tedesco per quello che oggi è: un insieme di razze e culture che ormai si sono mescolate. E, ai tedeschi alti e biondi, se ne aggiungono altri dai caratteri ben differenti, e anche dai cognomi differenti, che nulla hanno di teutonico.

Il futuro, in tal senso, sarà quello della mescolanza. Che, in un futuro ancora più distante, ma forse non così tanto, darà origine a nuove combinazioni, e a nuove razze. Che partiranno sempre da quelle fondamentali, ma saranno comunque differenti, come tutto nella vita lo è, ed è in mutazione e cambiamento.

Tuttavia, questo tipo di generalizzazione, esteso a caratteristiche di carattere molto particolari ha poco significato.

Ci possono essere, è vero, caratteristiche diverse tra i vari popoli: ad esempio, i popoli latini, per definizione e tradizione, anche climatica, saranno più propensi ad atteggiamenti di apparente apertura, a maggiore esuberanza, mentre quelli nordici saranno più propensi ad una apparente freddezza.

Anche queste, però, sono caratteristiche fittizie, che non possono essere utilizzate come prova di nulla. Si tratta solo di caratteristiche tra l’altro poco “oggettive”, ma solo derivanti da un’osservazione. Si tratta, al limite, di un discorso “statistico”.

Mentre, ad esempio, quello che caratterizza i canidi, il genere “canis”, o i felini, genere “felix” è oggettivo, e permette di conoscerli meglio, e anche, ad esempio, conoscere i virus della classe “COVID” permette di conoscere meglio l’attuale COVID-19 (anche se i virus, come si sa, non sono organismi viventi), parlare di apertura, chiusura, e simili, è un discorso spesso soggettivo e statistico.

Un discorso che, se applicato letteralmente, può portare a veri e propri disastri: ad esempio, un mio amico diceva: “i francesi sono antipatici”. Riflettere sull’assurdo di questo è facile: in Francia vivono milioni di persone: circa 67,2 milioni di persone, dato 2016.  Questa affermazione equivale quindi a dire “ oltre 67 milioni di persone sono antipatiche per il solo fatto di essere francesi”. L’assurdo di questo, credo, si commenta da solo. E ne fa un’affermazione priva di qualsiasi tipo di fondamento.

Tuttavia, discorsi di questo tipo sono molto diffusi. Questa tendenza alla generalizzazione è molto presente nelle persone, e le porta a non riflettere a fondo su quello che dicono.

Essere sempre contro fa parte di questo meccanismo. Infatti, si è semplicemente “contro qualcosa” senza nemmeno andare nei dettagli di quello che viene espresso. Quante volte si usa il detto: “non fare di ogni erba un fascio”. Ed è proprio questo: in quel fascio ci possono essere erbe buone e cattive, erbe salutari e nocive: tuttavia, mettendo quelle erbe nello stesso fascio, abbiamo classificato tutte queste come “buone” o “nocive”, a seconda di come abbiamo classificato il fascio: senza alcuna distinzione.,

Mai come ora questo appare evidente: ricordo ancora, anni fa, i referendum costituzionali proposti da Matteo Renzi. Potevano essere giusti oppure no, su questo non discuto: tuttavia, chi li ha bocciati lo ha fatto semplicemente perché li proponeva lui. Ricordo i diari su Facebook, che erano pieni della scritta “No”. Se chiedevi a queste persone cosa questi referendum proponessero, nemmeno sapevano rispondere, e non solo in modo non dettagliato: non lo sapevano proprio! Ignoravano addirittura cosa proponessero!

In quel momento, però, il fatto che fossero stati proposti da questa persona, li poneva nel fascio delle erbe dannose, quando magari non lo erano.

Non entro qui in merito delle loro proposte: non è la sede. Mi interessa solo far notare come il fatto di osteggiarli fosse dovuto non al loro contenuto ma solo a chi li proponeva. Magari avrebbero potuto essere meravigliosi: bastava il nome del promotore per farli diventare di colpo orrendi agli occhi dei più.

Insomma: erano stati messi nel fascio della negatività solo per essere stati proposti da quella persona. Era, insomma, un forte pregiudizio.

Poi, magari, chi li osteggiava aveva ragione: tuttavia, non ho quasi visto un discorso che li osteggiasse davvero per il loro contenuto: si osteggiavano solo per chi li proponeva.

Questo è generalizzare in maniera negativa: prendere qualcosa ed attribuirlo a qualcosa che non ne fa parte. È quell’”essere contro” a priori, senza specificare  cosa. O, meglio, specificandolo, ma escludendo tutto quanto quel contenuto può essere: solo per il fatto di appartenere ad una certa categoria, è da escludere e da ricusare.

Invece, la vera apertura è considerare le erbe di quel fascio, studiarle magari una ad una, cercando di capire cosa sono, e se sono buone. Magari ne abbiamo messe anche di buone, e ora le consideriamo cattive, e le scartiamo per partito preso.

Ad esempio, ho sempre criticato i metodi di associazioni come Scientology, soprattutto per le loro richieste economiche e per la loro tendenza al lavaggio del cervello. Tuttavia, da questa struttura, sono emerse emanazioni positive, come il CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, che è sempre in prima linea contro gli abusi psichiatrici. Da qui è nata l’associazione “Giù le mani dai bambini”, che si occupa di combattere l’orrore della somministrazione di psicofarmaci ai bambini.

Fare di ogni erba un fascio vorrebbe dire parlarne male a priori solo perché sono emanazioni di Scientology, più o meno dirette. Senza considerare il valore dei loro interventi per i diritti umani.

La cosa si può applicare sempre: essere contro qualcosa a priori significa proprio inserire qualsiasi filo d’erba nel fascio di ciò che fa male, che è dannoso per la salute. Senza magari rendersi conto che si parla di cose molto benefiche per la salute e per l’uomo in generale.

Tutto questo, nella situazione attuale, è molto evidente. Infatti, ho già ampiamente parlato dei danno da lockdown, e di come questo abbia distrutto molte persone. Non solo nel fisico, ma anche nella psiche e nei comportamenti, alterando, forse per sempre, le loro modalità esistenziali.

Tuttavia, occorre poi vedere, una ad una, le varie proposte. Infatti, in questo caso, si fa rientrare, in questo strano fascio di erbe tossiche, anche qualcosa che non fa parte direttamente di questo governo, ma che deriva da elementi precedenti, già presi di mira. Il processo mentale, tuttavia, è lo stesso: quello della paura.

Sto parlando ora del 5G. Il mio compito, qui, non è quello di spiegare questa tecnologia: chi vuole, può trovare tantissimo materiale che spiega cosa è, e ne dettaglia il funzionamento. Quello che voglio qui evidenziare è come questa tecnologia, sotto molti aspetti, sia diventato un pretesto per attaccare qualcosa che non si conosce bene.

I movimenti contro questa tecnologia sono molto diffusi. Leggendo alcuni di questi articoli anti 5G, tuttavia, si notano diverse caratteristiche comuni. La prima è quella di parlare di qualcosa in termini ipotetici, e non tangibili. Insomma: si parla di quello che “potrebbe accadere” e non di quello che realmente “accadrà”. Si fanno, insomma, solo ipotesi, prendendole per buone, e facendone qualcosa di effettivo e definitivo.

Come sempre, e come prima indicato, il processo logico corretto, in questi casi, “sarebbe” quello di non essere contro a priori, ma quello di studiare quello che una certa cosa fa o non fa, per capire di cosa si tratta.

Quando vedevo i primi movimenti “anti 5G”, ancora diversi anni fa, mi stupivo di come si parlasse di questa tecnologia senza nemmeno provare a capirla.

Ancora una volta, il meccanismo utilizzato per farlo è noto: si tratta, infatti, di quello della paura. Quella cosa, quindi, che, in qualche modo, disconnette la corteccia cerebrale, e porta la persona ad una quasi totale incapacità di pensare autonomamente.

Questo meccanismo è stato ben utilizzato durante il lockdown, attraverso un citato in altri articoli “tam tamn” martellante e continuo, fatto proprio per disconnettere le normali capacità di pensiero.

Anche in questo caso il meccanismo è stato questo: ricordo addirittura un video anti 5G dove sullo sfondo appariva un teschio. E già questo è molto evocativo, in negativo. Il video era fatto con una sintesi vocale acritica, martellante, come quelle dei risponditori automatici. Questo fa effetto sulla psiche, che identifica quel tono di voce, combinato con quel teschio sullo sfondo, in maniera fortemente negativa. Ed è portato, per istinto di sopravvivenza, a d escludere quella cosa di cui si parla, senza mezzi termini, e senza nemmeno considerarla.

Come la paura sia nemica della conoscenza lo si vede molto bene. E lo si è visto, in questi frangenti. Infatti, le persone che parlano male di questa tecnologia non sanno nemmeno cosa davvero sia. Ponendo la domanda su Facebook, mi sono proprio sentito rispondere, da una di queste persone “anti 5G”: “non so bene cosa sia”.

Altre persone m i hanno risposto che “gli basta il 3G”: forse queste persone ignorano che, nel frattempo, è giunto anche il 4G, ed è già tra noi da anni! Ma spesso è chiedere troppo!

La prima cosa da fare, come dicevo, per cercare di capire di cosa si sta parlando, quando si approccia qualcosa, è quella di approcciarlo davvero. Quindi, liberarsi dei pregiudizi, per cercare di comprenderne i meccanismi, e di cosa davvero si tratta e cosa fa.

Per farlo, occorre documentarsi su materiali che lo descrivano e basta.

È come quando si vuole giudicare un fatto storico, o di cronaca: la prima cosa è partire da quanto avvenuto, dal dato più o meno oggettivo: dove è possibile, ovviamente, avere una discreta e accettabile oggettività (per questo parlavo di “più o meno oggettivo”). Poi se ne parla. Il cosiddetto “pregiudizio” nasce proprio da questo: dal giudicare una cosa senza partire da quello che è. Infatti, il nome vuole proprio dire “giudizio a priori”, a priori naturalmente, della conoscenza.

Tuttavia, il nostro scopo, come diceva anche Dante, è “seguir virtute e conoscenza”. Cosa che viene negata. Tornando all’esempio delle erbe e dei fasci, si identifica l’erba per il fascio di provenienza, invece che per le sue caratteristiche.

Quindi, si sono identificati chiaramente due meccanismi: il primo è quello della paura, che disconnette la corteccia cerebrale, impedendo la conoscenza, e l’altro quello di giudicare una cosa per il fascio a cui appartiene, invece che cercare di capire le caratteristiche dell’erba che stiamo esaminando.

Insomma: essere “contro” a propri. Senza tenere presente che, parlando in termini matematici, se y=x è dipendenza, lo è anche y=-x. E, spesso, fare sempre il contrario di tutto è molto pericoloso! I ragazzi che, per definizione, fanno il contrario di quello che i genitori gli dicono, sempre e comunque, spesso incorrono in situazioni poco piacevoli: infatti, se è vero che quella del genitore è un’esperienza fatta in un altro tempo, e questo, mai come oggi, è evidente, tuttavia, è comunque un’esperienza che esiste, e sulla quale non si può discutere che esista. E nell’uomo ci sono dei parametri validi per tutti i tempi. Questo va tenuto sempre presente: prima di criticare “a priori” la parola o il consiglio di un genitore, quindi, almeno cerchiamo di capire cosa propone! Poi potremo confutare la sua proposta: tuttavia, almeno cercare di capire credo sia importante!

Nel caso del 5G, questi due parametri sono verificati entrambi: la paura che mina l’istinto di sopravvivenza, come ben sappiamo, e il fatto che la spinta verso questa tecnologia sia arrivata da questo governo. La protesta, quindi, ha trovato un terreno favorevole, spinta anche dall’essere “sempre e comunque contro” visto prima.

Insomma: in questo modo, anche chi non ha idea di cosa si tratti, sta parlando e manifestando contro questa tecnologia. Al punto di chiederne una moratoria “finché studi indipendenti non ne proveranno la sicurezza”.

Tutto questo mi lascia allibito. Compresa l’ignoranza che predomina. E mostra che, alla fine, chi spesso critica qualcosa poi, in altri casi, opera lo stesso parametro. Da una parte, quindi, c’è la sacrosanta critica al lockdown, alle misure coercitive adottate, senza motivo, mentre dall’altra si fa lo stesso criticando una tecnologia di cui non si sa nulla, solo perché qualche video o articolo ne ha parlato.

Si nota, infatti, che nessuno di questi articoli, o ben pochi, si siano presi la briga di spiegarla davvero, e di spiegarne il funzionamento, di cercare di far comprendere di cosa si tratta. Cosa che dovrebbe essere fondamentale.

Facendo un esempio relativo alla recente epidemia, nel caso del tam tam mediatico, e secondo me disgustoso, sul COVID-19, nessuno si è, tra quelli che terrorizzavano la gente, preso la briga di spiegare come leggere determinati dati, ad esempio: ci si limitava a portare e ad enfatizzare i dati che interessavano. Ma di questo ho già parlato ampiamente anche in questo recente articolo: Covid-19: aumento dei contagi? Leggiamo i dati in maniera corretta! (Cliccare sul link per leggere l’articolo ndr)

Qui è lo stesso: nessuno spiega di cosa si tratti, ma solo i suoi paventati rischi. Senza lasciare che, proprio in base ai dati e alla loro spiegazione, le persone comprendano i reali rischi di qualcosa, e si facciano le loro idee. Comprendendo anche come agire per ridurli.

Nel caso del lockdown questo, naturalmente, non è stato fatto: difficilmente, altrimenti, la gente avrebbe accettato delle repressioni ben oltre i limiti dell’accettabile, ed ogni possibile violazione dei diritti umani.

In questo caso, però, la storia si ripete. La gente manifesta contro qualcosa che non sa cos’è, persone che dicono “a me basta il 3G” manifestano contro il 5G. E questo è assurdo: almeno, cercate di capire cosa è davvero questa tecnologia.

Come dicevo, non è questa la sede per spiegarlo in dettaglio: tuttavia,, alcuni elementi appaiono piuttosto evidenti. Innanzitutto si può partire dal nome: 5G vuol dire “Quinta Generazione”. Si tratta quindi della Quinta generazione di reti mobili.

Ricordiamo che in passato c’era stata la tecnologia G (GSM), quella 2G (GPRS) che poi ha dato origine a quella Edge, detta “E”. Poi la vera rivoluzione delle comunicazioni è arrivata con il 3G,  detta UMTS, che è poi diventata “HSDPA” nella sua evoluzione. Il 4G ha aperto le porte a molte possibilità. Si è anche chiamata “LTE”, acronimo di “Long Term Evolution”.

Ecco, il 5G, detto anche “ZTE”, ne è solo una naturale evoluzione. E questo già dovrebbe bastare a fare capire qualcosa di più. Una tecnologia che rappresenta un’innovazione, similmente a quelle che l’hanno preceduta.

Questo già fa capire qualcosa di più: chi fa le manifestazioni per fermare questa tecnologia non tiene presente che si tratta esclusivamente di un’evoluzione di qualcosa di già esistente.

Una tecnologia che, sotto certi aspetti, come già qualcuno diceva, usa strutture più sofisticate che, invece che far  disperdere il segnale, lo indirizza più da vicino ai dispositivi interessati, evitando quel fastidioso fenomeno della “perdita di segnale”, che troppo spesso caratterizza le reti 4G.

Quindi, si tratta solo di un’evoluzione di qualcosa, di un miglioramento.

Non è, quindi, qualcosa di “magico”, una sorta di “filtro malefico” che crea incredibili sortilegi: solo qualcosa che fa evolvere in positivo una tecnologia che abbiamo.

Eppure, su questo, è stato costruito un mondo, un castello di idee senza costrutto. Che addirittura parlano di “cosa potrebbe accadere tra 30 anni”. Per capire l’assurdo di una simile affermazione, pensiamo a 30 anni fa. Eravamo all’inizio degli anni 90, non esisteva neppure Internet (il primo programma di navigazione internet è stato “Mosaic”, nel 1992, divenuto poi Netscape Navigator: tuttavia, allora la Rete era cosa per pochi istituti di ricerca!), e quindi tutto questo che oggi esiste non era nemmeno ipotizzabile. Quindi, come è possibile parlare oggi di “quello che accadrà tra 30 anni”? Tra 30 anni, verosimilmente, ci saranno tecnologie completamente differenti! Quindi, parlarne oggi è quantomeno anacronistico!

E questo mi permette, ora, di agganciarmi a qualcosa di simile, vale a dire ad un’obiezione che è stata fatta: che diceva questo: “Ma non ti basta il 4G?”.

Almeno, chi ha mosso questa obiezione sapeva che esiste un 4G: altri nemmeno lo sapevano. Comunque, è un’affermazione che ha lo stesso significato di quella su ciò che accadrà tra 30 anni. Vale a dire niente. Infatti, trasliamo questo un po’ indietro nel tempo, quando è arrivato il 3G, che ha rivoluzionato la comunicazione. Qualcuno avrebbe potuto dire: “ma non ti basta il 2G”? Consideriamo la tecnologia attuale , e utilizziamola con il 2G: non riusciremmo nemmeno ad aprire una pagina, e quindi addio video in diretta, che oggi così si utilizzano, per diffondere idee!

Dire questo, quindi, vuol dire considerare “statico” qualcosa che invece è fortemente “dinamico”: la realtà tecnologica cambia a velocità notevolissima, e quindi quello che si può fare con la rete di oggi non si potrà fare, alle stesse condizioni, tra un decennio, ad esempio, così come una rete 2G poteva bastare per la rete di allora, ma non sicuramente per quella di oggi.

Insomma: il 5G serve per rispondere a qualcosa che cambia. E cambia anche senza che lo si voglia: infatti, in rete ci sono sempre più contenuti, e sempre più “corposi”, fruiti da sempre più persone. Il 4G, quindi, non basterà più molto presto. Così come oggi non basterebbe nemmeno il 3G, figuriamoci il 2G, come mostrato prima!

Chi, poi, dice che si può fare a meno della tecnologia, rifletta che lo sta esprimendo “grazie alla tecnologia”, che proprio grazia alla vituperata tecnologia, di cui farebbe volentieri a meno, può fare girare i video anti 5G, può organizzare manifestazioni che lo vogliono bloccare. Provate a fare lo stesso attraverso mezzi di 30 anni fa…. Non avreste un decimo di persone!

Ecco: questo credo spieghi molto bene la situazione. In fondo, la campagna anti 5G non è così diversa la terrorismo mediatico dei tempi, vicini, del lockdown. Di fatto è la stessa identica cosa, o quasi. Ancora una volta, si lavora sui meccanismi del “fare di ogni erba un fascio” e del terrorismo psicologico. Non vedo molta differenza tra i due elementi.

Quindi, la storia si ripete, e chi critica qualcosa, in fondo, utilizza gli stessi mezzi per altro. La paura è utilizzata per portare avanti non conoscenza, e questo è risaputo.

Il mio consiglio, a questo punto, è quello di informarsi: non da coloro che parlano di qualcosa sono in termini emozionali, che mostrano “teschi” in veste cattiva con sintesi vocale. Informarsi da chi spiega le cose e basta. Partendo da quello.

Fatto ciò, se volete, andate pure a manifestare contro il 5G. Almeno, però, lo farete con cognizione di causa, e non solo “perché questo governo lo appoggia”, o “perché qualcuno dice che è pericoloso”. Non credo sia tollerabile che qualcuno neghi qualcosa di cui ignora addirittura l’essenza. E che in base a questo possa fermare l’evoluzione.

Anche queste persone usano la tecnologia, che gli permette di dire cose assurde, e di farle circolare. Però la criticano, e dicono che potrebbero farne a meno.

Per loro preparerei un semplice esperimento: togliergliela davvero, anche solo per un po’, e vedere come si sentono senza. Secondo me, poi, cambierebbero idea, e appoggerebbero una logica evoluzione verso il divenire.

Voi cosa ne pensate?

***Riferimenti:

Cosa è il 5G:

https://expertise.boschrexroth.it/5g-cose-sviluppi-implicazioni/?gclid=CjwKCAjwrcH3BRApEiwAxjdPTV4jom1RiFbe5YcUmRdC5I-AFKowpi09O_4xte5lyF4yRYqAAnRSUxoCcpgQAvD_BwE

Perché il 5G è sicuro:

https://www.altroconsumo.it/hi-tech/smartphone/speciali/5g-salute

Video che spiegano cosa è il 5G:

5G :dubbi di sicurezza?
https://www.youtube.com/watch?v=9K7Ss6CSZI0

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