Covid-19: Aumento dei contagi? Leggiamo i dati in maniera corretta!

dati su covid-19

Di Sergio Ragaini

Quasi tutte le sere si sente, dai notiziari “ufficiali”, ripetere come un disco incantato il discorso sull’aumento dei contagi. Osservando altri dati, però si scopre che questo ripetuto elemento non desta alcuna preoccupazione. In questo articolo cerchiamo di capire come leggere correttamente i dati relativi ai contagi, e quali dati ci interessa prendere in considerazione, oltre che come compararli tra di loro. Molte preoccupazioni svaniranno, e si scoprirà come il dato relativo ai nuovi contagi sia del tutto irrilevante. Facendo qualche passo, spero, verso una maggiore consapevolezza e autonomia di pensiero.

Sono aumentati i contagi”: un disco che viene spesso ripetuto dai media di regime. Un ritornello che, chi segue i telegiornali trasmessi dalla televisione ufficiale, è abituato troppo spesso a sentire. Una tiritera che, ormai, è divenuta come una canzone stonata, di cattiva fattura, di ancora peggiore armonizzazione, cantata dalle solite facce immote: se una persona, in qualche modo, è “Lombrosiana”, capisce immediatamente cosa queste facce possano esprimere.

Eppure la gente crede a loro, e, dopo che il problema è finito da tempo, se mai è stato grave come viene raccontato dai media di regime, gira ancora con le museruole. Fanno ridere, vedendoli per la strada, con queste mascherine che coprono completamente il volto, che nascondono il sorriso, che uniformano tutto ad un qualcosa di piatto e immoto.

Eppure loro, tutte le sere, sono lì, a ricordare che il pericolo, in realtà svanito, c’è ancora, che “non bisogna abbassare la guardia”, come spesso ricorda il Premier Giuseppe Conte.

Avevo già parlato di questo in un mio recente articolo, mostrando come sia del tutto una forma di “terrorismo psicologico”. Ora vediamo di fare un ulteriore passo verso la comprensione, cercando di capire cosa sia questo “aumento di contagi” di cui parlano, e come smontare facilmente questo dato. Di fatto senza cambiare nulla: soltanto, guardandolo in maniera differente.

Innanzitutto, direi di seguire il consiglio di un amico: invece che “contagi” chiamiamoli “positivi”. Le parole, infatti, hanno un forte significato, anche evocativo. E parlare di “positivo” non evoca i significati oscuri del “contagio”: questa parola, infatti, rimanda ai contagi del passato, alle pestilenze che uccidevano milioni di persone, e così via.

La parola” positivo”, invece, rievoca la positività a più esami possibili. E, di per sé, ha un significato quasi “neutro”. O addirittura favorevole, visto che in altri casi questa parola indica una riuscita, e in generale un evento favorevole.,

Comunque proseguiamo, andando per gradi.

Per avere un riferimento valido, consideriamo un sito come quello di “Worldometers”,. Uno dei siti più affidabili in assoluto come dati e statistiche. Al termine dell’articolo ne riporto il link.

Questo, da qualche mese, ha aperto una pagina apposita per il Coronavirus. E questa fornisce tutti i dati, divisi per nazione e continente.Cercando di comprendere in cosa consistono questi dati, vediamo quelli su cui soffermarsi. Il primo dato che salta all’occhio è quello evidenziato con colore giallo, marcato come “new cases”. Questi sono i “nuovi positivi”.

Nuovi, però, è una parola grossa. Infatti, sono i positivi riscontrati in quella giornata. Sono, quindi, i positivi che sono risultati in quelle 24 ore, dalla precedente comunicazione dei dati a quella attuale.

Quindi, non è detto che siano “nuovi”: magari erano vecchi, ma sono risultati solo in quel momento. Quindi, è un dato che vuole, in fondo, dire molto poco.

Inoltre, “nuovi positivi” non vuole dire nulla, se non si dice che positivi sono: sarebbe come dire che in un prato sono stati trovati dieci nuovi sassi: potrebbero essere sassolini come grandi pietre. Di per sé, quindi, un “nuovo positivo” non è un dato rilevante: dice solo che una persona è risultata positiva al test del tampone laringeo. Tutto qui.

Non voglio qui parlare dei cosiddetti “falsi positivi”: questo dato mi interessa, devo dire, molto poco. Può essere importante, ma quello di cui voglio ora occuparmi è solo una diversa lettura dei dati. Per quello che sono. Quindi, supponiamo che tutti i positivi registrati lo siano davvero: un ipotetico 100% di affidabilità, che ci fornisce una buona “maggiorazione”. E a noi matematici le maggiorazioni piacciono!

Questo dato, in ogni caso, vuole dire pochissimo, se non aggiungiamo altro:  quali sono le loro condizioni? Sono gravi? Sono asintomatici? Sono poco sintomatici? Questi sono i dati che interessano: il nuovi positivi non hanno alcun  significato in sé!

Altri dati, però, tra quelli presenti, ci dicono molto, tra i tanti che il sito riporta: e sono quelli che ci dicono la “reale” gravità del problema.

Visto che si parla di una malattia, è interessante vedere, più che i “nuovi” positivi, quanti sono i positivi “totali” in una nazione, e quanti sono i positivi in condizioni tali da destare preoccupazione. In fondo, sono “quelli” che devono preoccupare, non i nuovi positivi! Se ci sono, ad esempio, anche 2000 nuovi positivi in un giorno, ma nessuno di questi è grave, o addirittura sono tutti asintomatici o poco sintomatici, quel dato relativo ai nuovi positivi non conta assolutamente nulla! È un dato irrilevante!

I due dati su cui soffermarsi sono, quindi, il numero totale degli infetti (che viene riportato come “active cases”) e quello relativo ai casi gravi, riportato come “Serious/Critical”). Questi sono i dati, e le loro variazioni, che indicano “realmente” il livello di contagio.

In particolare, è importante, credo, il rapporto tra i casi gravi e quelli totali ancora esistenti (le persone ancora positive). Questo dice quanto realmente è grave la situazione. Infatti, se questo rapporto è basso, sotto l’1% ad esempio, la situazione non preoccupa, mentre se è più alto, ad esempio oltre il 5-6%, allora la situazione comincia ad allarmare un po’ di più.

Se, quindi, vi è un numero di nuovi positivi, occorre vedere cosa accade negli altri due dati: se quello dei pazienti gravi aumenta, vuol dire che qualcuno di questi nuovi pazienti è probabilmente grave (anche se l’aumento potrebbe derivare dall’aggravarsi di qualcuno che già era positivo); viceversa, se questo numero diminuisce, vuol dire che nessuno di questi nuovi pazienti è tale da destare preoccupazione. Può anche voler dire che qualcuno dei pazienti gravi è deceduto, però! Vedremo poi questa possibilità.

Credo che comunque, il dato relativo ai pazienti gravi sia fondamentale, e vada sempre tenuto presente! Diversamente, non credo sia possibile elaborare statistiche accettabili.

Ancora, è interessante, come accennavo, tenere sott’occhio la variazione del numero totale dei positivi. Se questo diminuisce, vuol dire che comunque i “non più positivi” sono di più dei “nuovi positivi registrati”. Di conseguenza, se contemporaneamente vi è una diminuzione dei casi gravi, il dato dei nuovi positivi non desta alcuna preoccupazione. Il dato relativo ai “non più positivi” è presente: si tratta dei cosiddetti “guariti” , indicati come (recovered/discharged). Questo dato indica semplicemente i “non più positivi”.

A rigor di logica, qui si dovrebbe ottenere che i pazienti attualmente positivi dovrebbero essere dati dalla differenza tra i “non più positivi” e i nuovi positivi registrati.

Questo talvolta, però, non capita. Infatti c’è un ultimo dato su cui soffermarsi: quello relativo ai decessi. Infatti, la variazione degli attualmente positivi è data dalla differenza tra i “non più positivi” (guariti) e i “nuovi positivi”. Al quale, però, occorre sottrarre i decessi.

Il dato relativo ai decessi è indicato come “new deaths”, ed evidenziato col colore rosso. Un datoi che merita una riflessione a parte. Si tratta infatti di un dato sicuramente ambiguo, forse strano. Infatti, in linea di massima, non indica i pazienti morti “di COVID-19”. Ma le persone decedute “che erano positive al momento del decesso”.

Questo non indica assolutamente che il COVID-19 sia stata la causa del decesso: anzi, nella maggior parte dei casi questa non è assolutamente la causa del decesso! E forse nemmeno una concausa!

Per capire questo fatto, facciamo un esempio banale: una persona perde l’autobus: a causa di questo perde un treno, che lo deve portare all’aeroporto. Il successivo parte solo due ore dopo. A seguito di questo perde un aereo, e di conseguenza un appuntamento di lavoro, che prevede la chiusura di un importante contratto. Di conseguenza, la persona, a causa di questo, perderà molto denaro.

A questo punto, potremmo dire che la causa di tutto è la perdita dell’autobus. Tuttavia, tra l’evento “la persona ha perso l’autobus” e quello “la persona ha perso il contratto” ci sono altri eventi.

Inoltre, la persona avrebbe facilmente potuto ovviare alla cosa prendendosi tempi meno “stretti”,. Infatti, sapendo l’importanza di quello che doveva fare, non avrebbe dovuto decidersi all’ultimo momento, arrivando così tirato nei tempi. Addirittura, avrebbe potuto partire il giorno prima, per essere sul posto al momento giusto.

Quindi, si vede anche della negligenza da parte sua.

Un altro esempio: una persona scivola su una macchia d’olio. Cadendo sbatte la testa contro lo spigolo del marciapiede e subisce un trauma cranico.

Potremmo affermare che la macchia d’olio è stata la causa del trauma cranico. Tuttavia, macchie d’olio ce ne possono essere tante: è stata la compresenza di più cose (macchia d’olio, pedone che scivola, marciapiede in quella posizione) che ha provocato l’evento: di per sé, la macchia d’olio non avrebbe potuto provocarlo.

Poi, ci possono essere eventi del tutto indipendenti. Ad esempio: una persona scivola in casa, su un pavimento tirato a lucido. Nel frattempo, per la strada, una persona canta e un’auto passa a grande velocità.

Questi due eventi non hanno alcuna relazione con quello che accade a quella persona. Infatti, non è pensabile che la persona sia stata influenzata da questi due eventi esterni. Al limite, potrebbe essersi distratta ascoltando il canto della persona o il rombo della macchina. Supponiamo addirittura che la persona sia in un’altra stanza, e quindi non senta nulla: questi due eventi non hanno alcuna relazione con la sua caduta!

Esistono quindi eventi indipendenti, che non sono tra di loro collegati. Poi, nelle filosofie orientali, si dice che di fatto “tutto” è collegato a tutto. Ma questo è un altro discorso e ci porterebbe molto fuori dal nostro!

Quanto detto, quindi, si collega molto bene al COVID-19. Infatti, nel caso della malattia abbiamo almeno due eventi: “La persona ha il COVID-.19” e “La persona è deceduta”. Questi due eventi sono l’inizio e la fine della catena possibile di eventi.

Tuttavia, ogni causa è effetto di un’altra causa (e ogni effetto è causa per un altro effetto). Di conseguenza, anche l’evento iniziale è generato e causato da altro. O, almeno, può esserlo. A monte di questo evento, quindi, potrebbe esserci: “La persona soffriva di diabete”, oppure “soffriva di depressione”, oppure “soffriva di problemi respiratori”, o altro ancora. Insomma:; non è detto che l’evento iniziale sia per forza quello. Questo ci dice che il fatto che abbia il COVID-19 potrebbe essere dovuto a molte altre situazioni. Insomma: era più vulnerabile.

Anche in mezzo, tra gli eventi iniziale e finale indicati prima, potrebbero esserci altri eventi. Ad esempio, “ha avuto una crisi respiratoria”, “Gli è venuto mal di testa”, o altro ancora. E anche in questo caso,m le condizioni di salute sono determinanti: infatti, se queste non sono buone, altrio eventi critici potrebbero subentrare.

Quindi, gli eventi che determinano il decesso potrebbero essere diversi. E il COVID-.9 potrebbe essere solo una concausa.

Questo nel caso in cui ci sia un collegamento tra questo virus e il decesso. Ma come visto questo collegamento può anche non esistere. Ad esempio, una persona soffriva da tempo di epatite virale o di diabete. O magari beveva molto e ha la cirrosi epatica. In quel caso,. Il COVID.-19 appare ininfluente, o può apparirlo, riguardo al decesso: infatti, la causa di cdecesso sarà verosimilmente un’altra, con o senza il COVID-19.

Tuttavia, visto che la persona aveva il COVID.-19, verrà indicato questo come causa del decesso. Falsando quindi i dati.

Tra l’altro, in alcuni casi, questi dati sui decessi appaiono almeno dubbi. Infatti, da dove possono giungere? Quando in un giorno i dati relativi ai pazienti in terapia intensiva sono in discesa, quando simultaneamente, appaiono decessi. Alcuni di questi decessi possono derivare dalle terapie intensive, come dicevo prima, e la discesa di questi potrebbe essere data da questo fatto. Tuttavia, quando questi sono superiori alla diminuzione dei pazienti in terapia intensiva, da dove derivano? Occorrerebbe affermare, a questo punto, che ci siano persone che sono passate direttamente da una condizione non grave alla morte. Tuttavia, non mi risulta che questo virus dia morte istantanea. Quindi, permettetemi almeno qualche dubbio su questo dato relativo ai decessi.

Credo che quanto descritto spieghi molto bene la situazione attuale. E come basti una diversa lettura dei dati per capire.

Infatti, la cosa interessante che qui abbiamo visto è che non abbiamo fatto altro che leggere i dati diversamente. Quindi, i dati potrebbero essere del tutto corretti (tranne, come visto, quelli sul numero di decessi): solo, i dati che potrebbero dire che la situazione non è preoccupante non vengono enfatizzati, mentre q1uelli che potrebbero preoccupare sì. E, ovviamente, dare quelli senza gli altri genera preoccupazione. Che verosimilmente è proprio l’effetto voluto.

Ieri, ad esempio, 18 giugno 2020, è stata data la notizia che in Italia “tornano a salire le terapie intensive”. Queste, infatti, sono passate da 163 a 168. In tutta Italia, c’erano 168 persone in terapia intensiva. Finite lì come? Magari nemmeno per COVID-.19! E poi, 168 pèersone in una nazione che ha oltre 60 milioni di abitanti è un numero del tutto irrilevante! Il fatto che siano 168 invece che 163 non ha alcuna importanza! Fossero anche 200 o 300 non sarebbe per nulla un dato preoccupante, visto poi che potrebbero essere persone già affette da altre patologie, come visto prima!

Inoltre, il totale dei positivi era sceso di circa 800. Quindi, in ogni caso, non si vedeva alcun pericolo. Tuttavia, soffermandosi solo sul dato evidenziato, la paura prendeva il sopravvento, soprattutto perché trovava una buona “base” esistente, data dalla paura pregressa e ampiamente indotta. E la gente si prefigurava subito, nella mente, altri problemi, e magari nuove restrizioni, tenuto conto quanto queste, per molti, siano state un vero trauma: in particolare il lockdown, che davvero ha spento la vita. 

Insomma: dare i dati in un certo modo, favorendone una lettura allarmistica, è il modo migliore per generare terrore nelle persone.

E, quindi, mantenere un’emergenza perenne, sopprimendo libertà, come in effetti si sta facendo.

Concludo con uno sguardo su altri stati. Una persona che vive in Messico mi parlava della “situazione drammatica” che là pare esserci, almeno come pare sia descritta dai media locali.

In effetti, se una persona guarda solo il dato dei “nuovi positivi”, vede il valore di 5662. Che pare elevato e può inquietare. Tuttavia, vede anche, poco dopo, che i casi gravi sono 378. l’1,67% dei positivi totali, che sono 22.613. Tenendo conto che in Messico ci sono oltre 126 milioni di persone, questi ultimi costituiscono lo 0,18 per mille, vale a dire meno di 1 su 5000. se consideriamo i pazienti “gravi”, questi sono meno di 1 su 299.401, quindi poco più di 1 su 300.000.

Questo ci dice che, in fondo, così terribile la situazione non è! Vorrebbe dire, ad esempio, in una città di un milione di abitanti, avere 200 positivi! E meno di 4 pazienti in gravi condizioni!

Quindi, la situazione, letta così, non è così preoccupante.

Credo che si sia capito davvero bene come una diversa lettura degli stessi dati possa dare un’impressione completamente diversa. Dipende su cosa si pone l’attenzione, e la prospettiva cambia completamente. Come accade sempre, cambiando angolo di visuale.

Quindi, basta osservare le cose diversamente. Purtroppo troppa gente è ancora vittima di un’informazione distorta, e dall’altra parte spesso si vede anche lì demagogia, e improbabili collegamenti e riflessioni.

Su questo, però, non proseguo: potrebbe essere l’argomento di un altro articolo. E poi, lasciare un po’ di “suspense” fa sempre bene!

Riferimenti:

Il citato sito di Worldometers riporta statistiche mondiali su qualsiasi argomento, dall’acqua al petrolio alle malattie.

L’indirizzo è: https://www.worldometers.info

Da qui si può accedere ad altre informazioni, quali quelle sul COVID-19, ma non solo. Per comodità riporto i link:

Informazioni e statistiche sul Coronavirus COVID-19: https://www.worldometers.info/coronavirus/

Informazioni, dati e statistiche  sulla popolazione nel Mondo: https://www.worldometers.info/population/

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

Lascia un commento

Your email address will not be published.