Progettare dopo il coronavirus: Modica diventa esempio di città resiliente

modica resiliente

Di Concetta Bonini

Con il progetto pilota siciliano, due architetti lanciano Kassandra, un innovativo strumento di pianificazione urbana e gestione delle risorse

Una delle conseguenze che il Covid-19 ha imposto al pianeta è il ripensamento degli spazi e del rapporto tra l’ambiente umano e quello naturale. Ora che l’Italia, al pari dell’Europa, si sta confrontando con le difficoltà della fase di ripartenza e di riprogrammazione socio-economica, chi amministra le comunità locali deve essere in grado di cogliere il momento critico come un’opportunità per ridisegnare città resilienti, in cui uno sviluppo sostenibile si coniughi con la qualità della vita e la salute delle persone.

A questi nuovi e urgenti bisogni, provano a rispondere gli architetti siciliani Mark Cannata e Antonio Stornello, che da tempo lavorano allo sviluppo di Kassandra, un innovativo IDSS (Integrated Decision Support System), uno strumento di pianificazione urbana e gestione delle risorse, che sarà il primo sistema di analisi e supporto alla progettazione multidimensionale parametrica, in grado di “pre-vedere” e gestire tutti i dati che hanno un impatto sullo sviluppo delle città, specificamente nell’ambito dei cambiamenti climatici.

Il primo progetto pilota è già stato realizzato sulla città di Modica, attraverso la ricostruzione sia delle stratificazioni storiche del territorio sia di tutti i parametri utili a individuare gli scenari di sviluppo sostenibile per il futuro.

«Come progetto abbiamo deciso di analizzare la città di Modica», commentano i due architetti: «Il piccolo centro ibleo, con i suoi 55.000 abitanti, ha tutti i caratteri costitutivi più o meno complessi. Si tratta infatti di una città storica, riconosciuta dall’Unesco, con un’orografia molto complessa. Il suo centro storico è infatti incastonato tra quattro colline con quartieri composti da centinaia di case addossate l’una sull’altra e nel cui fondo valle confluivano, fino al secolo scorso, due fiumi ora coperti in seguito a disastrose alluvioni».

Lo studio è stato fatto attraverso la realizzazione di un modello tridimensionale parametrico (in BIM-Building Information Modelling) di una porzione della città che comprende circa 13000 edifici, attraverso cui i due professionisti stanno esaminando le soluzioni utili a raggiungere un livello di resilienza elevato, tenendo in costante considerazione anche l’equilibrio costi-benefici e, più di ogni altra cosa, un rinnovato equilibrio con l’ambiente naturale.

«La sfida ci è sembrata probante per poter testare Kassandra e verificarne le potenzialitàdicono ancora i due architetti -, ipotizzando come potrebbero essere affrontati i due problemi più pressanti per la futura resilienza di Modica e la qualità della vita dei suoi abitanti: l’innalzamento della temperatura e la gestione delle acque meteoriche. La città è, infatti, da un lato nella fascia del Mediterraneo a maggior rischio di desertificazione e dall’altro sempre più soggetta ad eventi meteorici estremi. Di conseguenza abbiamo deciso di analizzare, tramite vari scenari, anche come la risoluzione di queste problematiche potrebbe influire su altri aspetti della vita della città, come la gestione del traffico e degli spazi verdi».

Questo progetto dimostra come Kassandra potrà diventare uno strumento strategico di supporto decisionale, basato su dati e informazioni certe, per le amministrazioni o i developer che in una città vogliano eseguire una riconversione realmente resiliente, a maggior ragione dopo l’emergenza Coronavirus: «Il Covid 19 – concludono Cannata e Stornello – è solo una spia nel cruscotto delle potenziali minacce per l’umanità: il cambiamento climatico è la più grave tra queste, a lungo termine.

Non dovremmo allora usare la ripresa come un’opportunità per ricominciare con un approccio diverso, più sofisticato, che ponga al centro la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, mantenendo – proprio come sta avvenendo in questo momento – la tecnologia al centro di una nuova rivoluzione? La tecnologia moderna si basa proprio sulla produzione di dati e informazioni: la vera sfida sarà sempre di più quella di interpretarli e usarli per gestire i cambiamenti. Approfittiamo collettivamente del fatto che la situazione attuale abbia inaspettatamente stimolato una coscienza comune su determinati argomenti».

Non a caso Kassandrasta già creando un dibattito ampio tra gli addetti ai lavori e ricevendo numerosi attestati di interesse da parte di aziende nazionali e internazionali. La prima ad aver mostrato attenzione è la Ecogest, azienda di Ravenna leader in Italia e all’estero della manutenzione del verde stradale e autostradale. Dopo la fase sperimentale, infatti, Kassandra sarà di supporto anche alle nuove logiche manutentive sul sistema intermodale dei trasporti che da tempo Ecogest sta studiando in campo nazionale ed internazionale, legate all’evoluzione del quadro climatico.

«Siamo da tempo impegnati nella ricerca di nuovi modelli di sviluppo che, partendo dall’analisi scientifica della realtà esistente, consenta di astrarre nuovi sistemi operativi, applicabili anche nel settore della manutenzione del sistema infrastrutturale di trasporto, sul quale siamo fortemente impegnati sia in Italia che in Europa», dichiara Valerio Molinari, azionista di riferimento di Ecogest: «Abbiamo scelto di sostenere il progetto Kassandra proprio per la sua flessibilità e per la capacità di adattarsi, in potenza, anche a riflessioni su scala più vasta e diffusa». «Tra le numerose proposte che ogni anno ci pervengono, la scelta di selezionare Kassandra è dipesa dalla estrema qualità e modernità del progetto, ma anche dalla possibilità di sviluppare modelli di gestione della manutenzione ambientale su larga scala, che vanno a completare lo sforzo fatto in questi anni, in sede europea, per determinare un nuovo progetto complessivo di intervento a salvaguardia delle grandi reti di comunicazione» aggiunge il direttore generale Piero Torchi: «Kassandra diventa dunque il case history perfetto da porgere alla comunità scientifica specializzata».

Mark Cannata ha fondato lo studio di architettura Zero Zero con Francis Scott nel 2013 in Nuova Zelanda e ha aperto lo studio italiano nel 2015. Prima di trasferirsi in Nuova Zelanda, Mark è stato responsabile a livello globale per il settore progetti ‘Culturali e Storici’ per lo studio di architettura internazionale HOK. In precedenza ha guidato l’unità specialistica ‘Edifici Storici’ presso John McAslan + Partners e ha lavorato per veri studi specializzati in recupero e conservazione nel Regno Unito e di progettazione innovativa in Italia. Mark è stato responsabile per un gran numero di progetti in contesti storici, come lo Stanislavsky Centre a Mosca, la stazione King Cross di Londra e la De La Warr Pavilion – uno dei più importanti edifici modernisti del Regno Unito. Ha inoltre realizzato proposte progettuali innovative per progetti di alto profilo a livello internazionale, tra cui la reinvenzione degli studi di registrazione della BBC a Maida Vale, una galleria per ceramiche antiche per il British Museum, e il riuso creativo delle rovine del convento di S.Maria del Gesu’ a Ragusa. In Nuova Zelanda Mark è stato responsabile, tra l’altro, per la redazione del piano di protezione per gli edifici storici per il progetto dell’Auckland City Rail Link, che ha valutato l’impatto del progetto del un nuovo passante ferroviario sul centro storico di Auckland. In parallelo all’attività in studio, Mark è stato docente e esaminatore esterno presso diverse facoltà di architettura nel Regno Unito, tra cui Nottingham, Kingston, Leeds Metropolitan e Cambridge. Dopo essersi trasferito in Nuova Zelanda, è stato anche responsabile di laboratori di progettazione del terzo anno presso la Facoltà di Architettura della University of Auckland. Suoi articoli e documenti sono stati pubblicati in numerosi libri e atti di conferenze, tra cui i più recenti sono un libro su James Stirling (The Red Trilogy) e sul rapporto tra Memoria e Rovine nel libro The Cultural Role of Architecture. Mark è attualmente un membro della Twentieth Century Society, la Society for the Protection of Ancient Buildings e un membro del comitato per il Regno Unito di Europa Nostra, la Federazione pan- europea per il Patrimonio Culturale.

Antonio Stornello ha aperto lo studio di architettura a Modica nel 2003, scegliendo di intraprendere un percorso di architettura contemporanea all’interno di un importante tessuto storico conservativo come quello di Modica, in provincia di Ragusa.

Nel corso di questi anni ha progettato diversi interventi di riqualificazione di immobili nei centri storici di Modica, Ragusa, Vittoria, Catania e Siracusa, oltre alla progettazione di nuove realizzazioni, prevalentemente di ambito residenziale, commerciale e nel settore dell’hospitality, proponendo nella realtà locale innovativi temi tecnici e progettuali. La sfida continua di relazionare un approccio contemporaneo, nelle tecniche costruttive e nella cifra stilistica, con il tessuto storico “barocco” delle città storiche è stata una continua sfida, soprattutto in una fase storica in cui la rinascita dei centri storici, la loro valorizzazione anche in un ottica di riduzione del consumo del suolo, è diventato fondamentale tema di sfida per l’architettura presente e futura. Da sempre interessato alle metodologia di Project Managment dal 2018 fa parte del Project Management Institute-Branch Sicilia, e contestualmente ha sviluppato progetti secondo ma metodologia BIM (Building Information Modelling). Dal 2017 è consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC di Ragusa e consigliere della Fondazione Arch di Ragusa con il quale organizza convegni, mostre e conferenze inerenti il tema di riuso dei centri urbani, coinvolgendo architetti di fama internazionale.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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