Di Chiara Vicario
Un allarme occupazionale che preoccupa un intero settore, ancora chiuso per il lockdown e che non intravede una possibile data di ripartenza del business. A lanciarlo, sono le imprese del gioco pubblico che, a differenza di altri settori che stanno pian piano riaprendo le loro attività, si troveranno con dipendenti che rischiano di rimanere senza retribuzione per circa due mesi. I Decreti Cura Italia e Rilancio, infatti, avevano concesso rispettivamente nove e cinque settimane di cassa integrazione per i dipendenti. Altre 4 settimane sono poi previste per chi ha consumato il bonus delle complessive 14 settimane ma solo a partire dal primo settembre. Le imprese di gioco stanno dunque per terminare la Cig dovuta all’emergenza, non hanno ancora prospettiva di riapertura e – per effetto delle misure del Governo – non potranno neanche licenziare i lavoratori. Non resta che la chiusura delle attività.
Astro – “A metà giugno i nostri dipendenti non potranno più usufruire egli ammortizzatori sociali nonostante la perdurante chiusura delle nostre aziende” è l’allarme lanciato da Massimiliano Pucci, Presidente di Astro, l’associazione dei gestori del gioco lecito. “Risulta chiaro come la politica stia adottando condotte palesemente discriminatorie in contrasto con i più elementari principi di uno stato di diritto per un settore, quello del gioco lecito e autorizzato dallo stato che ancora ad oggi non è rientrato nei radar delle riaperture. I Decreti Cura Italia e Rilancio hanno cadenzato le fasi di riapertura per ciascun tipo di attività collegandole al pericolo contagio. La nostra categoria è sotto una sorta di giudizio etico/sociale che non ha nulla a che vedere con la ratio dei provvedimenti governativi“.
Dati occupazione – Il report della CGIA di Mestre, realizzato in collaborazione con Astro, l’associazione dei gestori del gioco lecito, evidenzia che gli occupati nel settore delle Awp (le slot machine) e delle videolottery sono circa 57 mila. Tra questi, 8.000 addetti “diretti”, vale a dire quelli impiegati nelle sale dedicate a Awp e Vlt; 7.000 che operano in esercizi che oltre agli apparecchi hanno altre attività di gioco lecito (scommesse, Bingo, ecc.); 12.000 addetti nelle aziende di gestione, la cui attività consiste nel collocamento di apparecchi presso terzi; 28.000 soggetti che, operando presso esercizi che ospitano le slot (bar, tabaccherie, ecc.), sono sostenuti dai proventi da queste generati; 1.700 addetti all’indotto, cioè i dipendenti delle imprese che producono gli apparecchi da gioco. L’intero settore del gioco conta complessivamente circa 150mila addetti.
Dati mercato e perdite erariali – Il lockdown del settore giochi – in corso dall’8 marzo per agenzie di scommesse, sale slot e Bingo – costa allo Stato circa 600 milioni al mese di mancate entrate: 550 milioni dagli apparecchi, 30 dalle scommesse, 16 dalle Sale Bingo. Per la filiera – concessionari, gestori ed esercenti – il danno è di 420 milioni mensili. Dall’8 marzo, il “buco” è quindi di 1,5 miliardi per lo Stato e di oltre 1 miliardo per gli operatori. Il settore giochi, nel 2019, ha registrato una spesa complessiva di 19,3 miliardi di euro e entrate per lo Stato per 10,6 miliardi. L’industria ha ricavato dall’attività 8,3 miliardi di euro.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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