Manovra Cura Italia: il bastone verniciato da carota

cura italia

Di Daniel Abruzzese

L’era del renzismo e quella successiva dovrebbero averci abituato alla lingua delle ‘buone pratiche’, dei ‘salva Italia’, delle ‘commissioni contro l’odio’ e simili neologismi cacofonici che celano un vuoto imbarazzante. Tuttavia anche per i fegati più forti, o per le menti temprate da un mese di isolamento, il tonitruante ‘potenza di fuoco’ è decisamente troppo. Soprattutto perché questa ‘epocale’ immissione di liquidità nell’economia avrà carattere di finanziamento.

Certo, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti (ma in realtà la garanzia è sottoposta a verifica per i prestiti superiori ai 25.000 euro accordati alle imprese con fatturato inferiore ai 3,2 milioni di euro e scende fino al 70% per imprese più grandi e con più dipendenti).

Ma pur sempre di un prestito si tratta, che, convogliato appunto dai risparmi dei privati nelle casse delle banche, da esse viene di nuovo elargito ai cittadini, che, con un tasso fra lo 0,2 e lo 0,5%, lo restituiranno alle banche da qui a sei anni. Insomma, si è voluto ancora una volta fortificare il sistema bancario, garantendogli anche qualche guadagno in più. 

Si dirà che nessun altro paese ha varato una manovra tanto ambiziosa. Senza dubbio, le modalità in cui altri paesi stanno facendo fronte all’emergenza, non solo economica, sono ben diverse dall’esempio italiano.

In Germania da due settimane ogni intestatario di partita IVA ha diritto ad un contributo a fondo perduto, al momento una tantum, che va dai 5.000 ai 25.000 euro, in base al numero di collaboratori. Condizione per avere accesso a queste sovvenzioni, erogate dalle Banche di Investimento dei singoli Länder, è che la mancanza di liquidità sia davvero motivata dall’emergenza delle ultime settimane.

Vale, anche in questo caso, il principio che sottende da sempre al sistema fiscale tedesco: il contribuente agisce di principio in buona fede e paga (o riceve) in base alle sue reali possibilità. E così, in questo caso, fa fede la sua dichiarazione rilasciata online.

L’importo erogato sarà poi soggetto a normale tassazione, a partire dall’anno prossimo, se gli attivi annui avranno superato i 17.000 euro.

La richiesta può essere inoltrata fino al 31 maggio, ma diverse migliaia di liberi professionisti, commercianti e artisti hanno già trovato accreditato l’importo nel giro di tre giorni sul loro conto bancario. E intanto Berlino si sta riempiendo di cantieri come non succedeva da anni.

Ora, i confronti fra paesi diversi, in tempi normali, non portano mai oltre alla compiaciuta ammissione che alla fine tutto il mondo è paese. Ma, in un momento in cui l’Europa appare quanto mai lontana, culturalmente e geograficamente, ci possono rivelare qualcosa in più.

Le risorse stanziate dall’esecutivo italiano sono inferiori di soli 70 miliardi rispetto ai Corona Hilfe della locomotiva d’Europa, ma al momento non si sono concretizzati neanche 600 euro su un conto di un singolo cittadino. In Germania l’opinione pubblica si domanda sempre più spesso quanto sia legittimo in una democrazia limitare alcuni diritti fondamentali dell’individuo, come la libertà di movimento e la sfera personale, tanto che il governo di Mutti (mammina, così viene chiamata Angela Merkel, non solo dai suoi detrattori) non può vantare al momento un consenso solido. In Italia sono bastate delle promesse fumose e qualche diretta Facebook per garantire al premier, il genero che tutte le suocere vorrebbero avere, un appoggio plebiscitario.

E a convincere la maggioranza che la nostra classe dirigente opera solo nel benessere dei cittadini, dopo essersi impegnata nella deindustrializzazione del paese, dopo aver architettato un sistema fiscale illogico e per molti tratti iniquo, dopo aver operato tagli arbitrari in tutto il settore pubblico. 

Contro ogni evidenza, lo Stato è tornato ad essere, agli occhi di molti, amorevole e materno – ma non disdegna di usare un pugno di ferro tutto  paterno quando ha a che fare col singolo. E tornano in mente le parole di Umberto Saba sul perché l’Italia nella sua storia non abbia mai visto una rivoluzione: “Gli Italiani vogliono darsi al padre ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere altri fratelli”. 

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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